Rebecca, una nostra eccellente studentessa di Monza, si è approcciata per la prima volta allo studio della poesia americana, scoprendo Emily Dickinson. In questo periodo dell’anno con le feste alle porte e i racconti dei fantasmi letti la sera davanti al camino perché non avvicinarsi anche alla poesia?
I maggiori poeti americani da conoscere anche oggi sono per esempio: Edgar Allan Poe, Walt Whitman, Emily Dickinson e Charles Bukowski.
Rebecca ci ha raccontato la storia di Emily Dickinson e in cosa si sente affine a lei
Emily Dickinson è nata il 10 dicembre 1830 in Massachusetts nella cittadina di Amherst da una famiglia non benestante, ma molto in vista e benvoluta. I suoi genitori erano molto severi; soprattutto la madre era molto distaccata dai figli, non per questo però l’affetto provato diminuiva.
La ragazza frequentò scuole prestigiose, che decise di abbandonare per via del rigido studio della religione che veniva imposto e che lei non condivideva. Nonostante questo era incuriosita e ispirata dalla sfera spirituale, che si ritrova spesso nelle sue poesie.
Negli anni ‘50 Emily iniziò a scrivere rime, che erano molto in voga all’epoca, e le condivideva con amici e parenti, accettando le critiche costruttive e prendendo spunti su come migliorare.
Alla giovane non piaceva ricevere visite, si dice che non uscì dalla sua camera neanche quando i suoi amati genitori morirono; le piaceva però intrattenere fitte corrispondenze con i suoi amici. Compose circa 2000 rime, ma pochissime sono state pubblicate durante la sua vita. Le sue opere, furono conservate da lei stessa, cucite e rilegate accuratamente e poste nel suo cassetto, per essere poi ritrovate alla sua morte dalla sorella. Emily perse autostima quando, contattando degli editori, uno in particolare le consigliò di lasciare perdere. Lei però non si perse d’animo, nonostante non condividesse con il mondo i suoi versi, andò avanti a comporli, ed ebbe il suo momento più fertile durante la guerra civile americana.
Emily morì nel 1886 nella sua città natale, i suoi poemi furono però pubblicati in 3 raccolte a posteriori grazie alla sorella Lavinia. Nel XX secolo è considerata una delle fondatrici della poesia americana: nei suoi volumi lei aveva come temi centrali l’immobilità, la solitudine e il silenzio, parlando di spazio interiore e della distanza tra mondo sentimentale e esterno.
Her poem ~ poem 106
The Daisy follows the soft Sun –
And when his golden walk is done –
Sits shyly at his feet –
He – waking – finds the flower there –
Wherefore – Marauder – art thou here?
Because, Sir, love is sweet!
We are the Flower – Thou the Sun!
Forgive us, if as days decline –
We nearer steal to Thee!
Enamored of the parting West –
The peace – the flight – the Amethyst –
Night’s possibility!
Dickinson never got married, but this is considered to be a love poem for Samuel Bowels, editor of a local journal and one of those people she agreed to meet. In this period women often referred to themselves as flowers and Emily decided the daisy would fit for her. However, Mr. Bowels was married but he was attracted by Emily’s sister-in-law.
The daisy who follows the sun can lead to the myth of Clytie and Apollo: Clytie fell in love with Apollo and liked to watch him going in the sky to replace the sun, although he liked her sister and directed the brightest sun shines toward her. Clytie was so sad, she sat for nine days and nine nights crying, without eating or drinking. Finally, she got rooted to the ground, her pretty face was covered by flowers, colored and with a good smell, and she always followed the sun with her face, but Apollo still didn’t look at her. After years nobody called her Clytie anymore, but instead she was renamed “the sun-flower heliotrope”. Most likely, instead of a daisy, the author is referring to a sunflower, which follows the sun as it moves across the sky.
The poem can relate with the love you feel for someone, but it is not always mutual, like Dickinson and Bowels. The daisy waits for the moon to go away to meet the sun and so does someone who wants to see a beloved.
Emily Dickinson secondo me…
Studiando la vita della poetessa Emily Dickinson, mi sono accorta che era una ragazza molto riservata, un po’ come me; quando incontro qualcuno di nuovo mi ci vuole un po’ di tempo ad aprirmi e fidarmi, ma una volta approfondita la conoscenza, mi butto a capofitto nell’esperienza e mi diverto sempre tanto.
Mi rivedo molto in Emily anche nel rapporto con i fratelli, soprattutto con Lavinia, che ha scoperto i suoi scritti e ha lottato per pubblicarli e renderli noti. Anche io e mia sorella Sofia siamo molto unite, la considero tra le mie migliori amiche e sono sicura che non lascerà mai il mio fianco. Infine ammiro molto Emily per quello che ha fatto e per la costanza che ha avuto nello scrivere; anche se i feedback che riceveva non erano sempre positivi, trovo coraggioso che non si sia fermata e che abbia custodito tutto con cura. Spesso il giudizio degli altri mi spaventa, ma dovrei imparare da lei, che era una donna meravigliosa, capace di tenere testa a chiunque, forse un po’ testarda, ma senza portarlo mai oltre la linea che divide il “rispettoso” dall’“irrispettoso”.
She was a Daisy
Nell’opera che ho analizzato e che, francamente, tra le varie che ho letto è quella che mi è piaciuta di più, l’autrice si paragona e si rivede nella margherita, anche se, leggendo sua descrizione, secondo me sembra più un girasole.
Io non ho mai ragionato come lei, non ho mai cercato i significati dei fiori o reputato di essere più simile a uno rispetto ad un altro. Pensavo che non mi sarei decisa neanche banalmente sul colore che mi rappresenta, invece mi sono documentata e ho scoperto molte cose. Sono partita dai crisantemi, che significano “fiore d’oro” e sono simbolo di felicità, forza d’animo e vitalità, però non mi piacciono. Poi sono passata al tulipano, simbolo di amore vero e ricchezza e infine al giglio che è simbolo di nobiltà, fierezza d’animo e purezza. Pensavo che forse proprio quest’ultimo potesse essere il fiore che mi rappresenta, quando all’improvviso ne ho notato un altro, sempre descritto nel sito che stavo consultando.
Sono finalmente arrivata alla mia conclusione scorrendo tra le varie immagini: sarei un fiore di ciliegio, detto anche Sakura, che indica rispetto, pazienza e buona educazione, a mio parere sono bellissimi e anche molto raffinati. L’anno scorso ho avuto il privilegio di vederne un albero dal vivo in gita all’orto botanico di Milano ed era ancora più bello di come me lo immaginavo, con le sue fantastiche sfumature di rosa e la sensazione di serenità che trasmette.
Da ora in avanti farò più caso alla natura che mi circonda e quando mio nonno, grande appassionato, me ne parlerà, inizierò a prestargli più attenzione.
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